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Si tratta del Centro culturale marsalese per eccellenza, sede dei Musei Civici (suddivisi nelle tre sezioni archeologica, garibaldina e delle tradizioni popolari, con gli antichi costumi della processione del Giovedì Santo), oltre che della biblioteca comunale “Salvatore Struppa” e dell’archivio storico cittadino. La struttura insiste nei locali del cinquecentesco Monastero di San Pietro, eretto nell’area ove fino al 1492 aveva sede il quartiere ebraico della città. Dal rapporto epistolare intercorso tra Papa S. Gregorio Magno e la nobile marsalese Adeodata si deduce che il Monastero di S. Pietro abbia origini molto lontane nel tempo, riconducibili al VI secolo, quando la nobildonna avrebbe fatto erigere un Monastero sul sito ove era la sua dimora (odierna zona della Villa del Rosario). Nel 1418, allorquando i Domenicani cedettero alle Benedettine i locali del loro convento, queste lasciarono il Monastero di Adeodata per trasferirsi nella più recente struttura prospiciente alla strada principale della città, l’antico Cassaro.

Il complesso si sviluppa attorno ad una grande corte centrale, sulla quale si aprivano i magazzini e le cucine. I nuclei più antichi dell’edificio sono costituiti da due portali ad arco acuto e dalla Chiesa di San Pietro, attigua al convento. Del ‘500 è il grande corpo centrale, mentre settecenteschi sono l’elegante loggiato superiore ad archi, la torre belvedere (specola) a doppio loggiato e la sua copertura a cuspide (molto simile a quella di Porta Nuova a Palermo) decorata da maioliche bicrome, dalla quale le monache di clausura si affacciavano per avere una prospettiva del mondo esterno e che oggi è uno dei luoghi simbolo di Marsala.

La Chiesa attigua al Complesso monumentale, che ha la sua facciata sulla via XI Maggio dominata da un elegante rosone inscritto in una cornice ottagonale, è a pianta basilicale a navata unica; sul fondo si apre un'abside quadrata, separata dal resto della chiesa da un grande arco trionfale, e coperta da una cupola semisferica impreziosita di ornamenti ed affreschi. Degni di rilievo sono i dipinti che rappresentano alcune suore benedettine e riproducono finte architetture; un'acquasantiera in marmo databile alla seconda metà del XVI secolo e riconducibile alla scuola tardo-gaginesca; due pregevoli candelabri in legno dorato del XVIII secolo ed un prezioso paliotto d'altare del XIX secolo, ricamato a mano con fili d'oro dalle suore del monastero. Recentemente tutto il complesso è stato oggetto di restauro.

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