Palazzo VII Aprile è uno monumenti più importanti della città. L'edificio sorge nel luogo in cui, in epoca medievale, insisteva la c.d. “Loggia” dei Pisani e/o dei Genovesi, un grande porticato destinato ad ospitare il mercato ed i banchieri che esercitavano il cambio: questo ricordo di un passato lontano è rimasto vivo nella memoria storica dei marsalesi, che nella parlata quotidiana continuano a identificare lo slargo antistante il Palazzo VII Aprile come “Piazza Loggia”.
La costruzione dell’attuale edificio, destinato ad ospitare le massime magistrature cittadine e per questo, in precedenza conosciuto come Palazzo dei Giurati, inizia nel XVI sec., venendo ultimati i lavori solo alla metà del ‘700, da parte dall’architetto Giuseppe Moccia. Dal punto di vista architettonico il palazzo si ispira al classicismo cinquecentesco del Palladio. La facciata, che richiama quelle del Seminario dei chierici di Mazara e del Palazzo Ducezio di Noto, presenta un doppio loggiato strutturato in serliane, aperture ad arco che poggiano su colonne affiancate da due stretti spazi rettangolari aperti. La struttura è sormontata, in posizione centrale, da una torre che ospita il meccanismo di un grande orologio.
Divenuto sede del Consiglio comunale, il Palazzo porta l’attuale nome in memoria dei moti rivoluzionari che portarono alla dichiarazione della decadenza borbonica, il 7 aprile 1860, giorno in cui, per la prima volta a Marsala, venne issato il tricolore. L’11 maggio 1860, il generale Giuseppe Garibaldi sbarcò insieme ai Mille nella città lilibetana, diventando “Duce della Città”: fu sotto il porticato del Palazzo VII Aprile che le Camicie rosse trovarono rifugio per la notte. A seguito del bombardamento dell’11 maggio 1943, operato dalle truppe anglo-americane, venne gravemente danneggiata la torre centrale e abbattuta la già diruta Torre dell’orfanotrofio della Bambinella, che sorgeva nella parte destra della facciata del Palazzo: ciò consentì l’apertura di via della Gancia.